El nombre Palermo deriva del griego pan-ormos: todo puerto. Debido a la posición geográfica y al clima templado, ha sufrido muchos dominios y, a pesar de la mezcla de pueblos y culturas, Palermo siempre ha mantenido su propia identidad.
El nacimiento de la ciudad se remonta al siglo VIII a.C. Uno de los primeros pueblos en dominarlo es el fenicio, seguido de los cartagineses y los romanos. Hasta el 535 la ciudad fue devastada por las invasiones bárbaras tras las cuales fue ocupada por los bizantinos. Tres siglos después está dominado por los árabes que dan esplendor y riqueza a la ciudad. Ellos son los que llevan los cítricos a la Conca d’Oro. Los normandos llegaron en el siglo XI y junto con los suevos hicieron de Palermo un vínculo fundamental entre Europa y Asia. En este período nació la Escuela de Poesía Siciliana, vinculada a la corte de Federico II. En el siglo XII, bajo el dominio de los angevinos, la ciudad experimentó un período de decadencia que terminó en 1282 con las famosas Vísperas sicilianas. Los aragoneses conquistan la isla y con ellos renace Palermo. Aunque el gobierno español, durante los siglos XVI y XVIII, conduce a una situación de estancamiento económico. En 1711 termina la dominación española y, después de un breve período de control de Saboya, Palermo fue gobernado por los Borbones hasta la unificación de Italia (1860). Los Borbones llevaron a cabo importantes reformas económicas y políticas, especialmente en la segunda mitad del siglo XVIII.
Con sus aproximadamente 666.552 habitantes, Palermo es la quinta ciudad más grande de Italia. Se encuentra a 14 metros sobre el nivel del mar; en el centro del Mediterráneo, con vistas al mar Tirreno.
Limita al oeste con la provincia de Trapani, al sur con la provincia de Agrigento y la provincia de Caltanissetta, al este con la provincia de Messina y la provincia de Enna. La isla de Ustica también forma parte del territorio, que, a diferencia de las otras islas más pequeñas que rodean Sicilia, no pertenece a ningún archipiélago.
La extensión del área de Palermo es bastante amplia, especialmente en el interior; de hecho, también incluye la Madonie. Estos representan la segunda cordillera siciliana tanto por extensión como por altitud, alcanzando los 2.000 metros con el segundo pico siciliano después del Etna, a saber, Pizzo Carbonara. Las Madonie tienen un papel fundamental biológico y florístico, siendo un bastión de numerosas especies raras. Relieves de menor importancia son las sierras de Palermo, que rodean la capital con picos que superan los mil trescientos metros. Un caso aparte es el aislado Monte Pellegrino que, con sus 660 metros, representa un importante promontorio de piedra caliza, dentro del cual es posible admirar numerosas cuevas de origen kárstico o marino.
Los lagos son todos artificiales, la cuenca más importante es el lago Piana degli Albanesi. El lago García también es de considerable importancia. En cuanto a los ríos, Palermo es atravesado por el río Oreto.
PROVERBI PALERMITANI
Buon tiempu e malutiempu nun dura siempre un tiempu.
Buon tempo e maltempo, non dura sempre lo stesso tempo.
Nella vita non bisogna scoraggiarsi; dopo un brutto periodo ne verrà certamente uno buono.
Nà l’amici e nè parienti nun ci accattari e nun ci vinniri nienti
Con amici e parenti non comprare e non vendere niente
E’ preferibile non avere rapporti commerciali con amici e parenti. Il commerciante bada solo al suo tornaconto e non guarda in faccia nessuno.
Attacca u sceccu unni voli u patruni.
Lega l’asino dove vuole il padrone.
Devi essere realista: ti conviene fare la volontà, senza discutere, di chi esercita il potere.
Tintu ccu nun avi a nuddru.
Guai a chi non ha nessuno.
Solo chi non può contare su amici e parenti ha grosse difficoltà nell’affrontare i problemi della vita.
Ccu strigghia u sò cavaddru nun si pò chiamari garzuni.
Chi striglia il proprio cavallo non si può chiamare garzone.
Non bisogna temere di fare lavori umili quando questi sono finalizzati a salvaguardare i propri interessi.
Si uncieru l’ogghiu fituso e a parieddra sfunnata.
Si sono uniti olio già usato ed una padella bucata.
Indica una coppia di persone male assortita e d’inadeguate capacità per il fine specifico da raggiungere.
Amicu e guardati.
Amico e guardati.
Guardati dalla persona infida che finge di esserti amica.
Quannu u sceccu nun voli viviri, ammatula ca ci frischi.
Quando l’asino non vuole bere è inutile che lo inciti con i fischi.
Quando una persona non vuole fare una certa cosa, ogni incitamento è inutile.
Nun si pigghianu si nun si rassimignanu.
Non si prendono se non si somigliano.
Per indicare due persone, viste positivamente o negativamente che, nei comportamenti o nel pensiero, sono somiglianti.
U picca m’abbasta e assai m’assuviecchia.
Il poco mi basta, il molto mi avanza
Affermazione tipica di chi si accontenta di quel poco che considera più che sufficiente.
Mientri u mierico sturia u malato sinni và.
Mentre il medico studia il malato muore.
Per dire che la ricerca della soluzione perfetta, in condizioni d’emergenza, è controproducente.
Capi a casa quantu voli u patruni.
La casa è capiente quanto vuole il padrone.
La casa si allarga e si restringe, in termini di possibile ospitalità, in funzione della volontà del padrone di casa.
Addrina chi camina s’arricuogghi cà vozza china.
La gallina che cammina si ritira con la pancia piena.
Chi fa un giro per trovar parenti e amici alla fine si ritira a casa sempre con qualcosa.
Fai beni e scuordalo, fai mali e piensaci.
Fai bene e dimenticalo, fai male e pensaci.
Puoi tranquillamente dimenticarti del bene fatto ma ricordati delle tue cattive azioni perché prima o dopo ti si ritorceranno contro.
I guai ra pignata i sapi a cucchiara.
I guai della pentola li conosce la cucchiaia.
La vera conoscenza dei problemi è limitata a chi li vive in prima persona.
Ccu niesci, arriniesci.
Chi esce, riesce.
Chi si sacrifica, allontanandosi dal luogo natio ha la possibilità di “fare fortuna”.
U Signori runa i viscuotta a ccu nun avi rienti.
Dio da’ i biscotti a non ha i denti.
La fortuna capita a chi non la sa o non la vuole sfruttare.
E’ a fimmina ca fa’ a casa,
E’ la femmina che fa la casa.
Per affermare che la responsabilità di una buona amministrazione della casa è della donna.
Avi a pistari l’acqua nò murtaru.
Deve pestare l’acqua nel mortaio.
Un modo per dire che si ripetono discorsi fine a se stessi che non producono nulla di concreto.
Avi ammuttari u scieccu na muntata.
Deve spingere l’asino su nella salita.
Lo si dice di una persona che vuole dare l’impressione di aiutare ma che in realtà non è di alcun aiuto, anzi.
U saccu vacanti nun pò stari a gritta.
Il sacco vuoto non può stare in piedi.
Se non ci si ciba non si può avere sufficiente energia per lavorare.
U sazio nun pò cririri o riuno.
Il sazio non può credere a chi è digiuno.
Chi non vive in prima persona una determinata condizione ha difficoltà a capire che invece la subisce.
Rizzi, patieddre e granci, assai spienni e nienti manci.
Ricci, patelle a granchi, assai spendi e poco mangi.
Se acquisti frutti di mare spendi molto per mangiare ben poco.
Ccu sparti avi a megghiu parti.
Chi divide ha la migliore parte.
Chi fa le parti troverà il modo di sfruttare a suo vantaggio questo privilegio.
R’una coppola nun ni fici mancu una birritta.
Da una coppola non è risuscito a fare neanche un berretto.
Sia pure in condizione di abbondanza di mezzi non è riuscito a spuntare neanche un modesto risultato.
U buonu pagaturi è patruni rà burza i l’avutri.
Il buon pagatore è padrone della borsa altrui.
Chi è conosciuto come una persona onesta e puntuale nei pagamenti può disporre alla bisogna del credito di chi lo conosce.
Ognuno abbannia a sò mierci.
Ciascuno decanta la sua merce.
E’ ragionevole che si cerchi di mettere in mostra ciò che si possiede.
Megghiu chianciri